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Intervista a Serena Zatta

di ONEBra
Creato il 15 Febbraio 2023, Ultima modifica: 15 Marzo 2023
Tempo lettura: 2:40

Serena Zatta

L’obiettivo dell’intervista di oggi è quello di capire quanto il beauty, ed in particolare il make-up, possa aiutare ogni donna a trovare/ri-trovare un’immagine intima, chiara e sicura di sé. Il trucco, quindi, diventa uno dei mezzi per farci sentire più sicure di noi stesse e, di conseguenza, per farci sentire meglio.

Il team di ONEBra ha scelto di dare voce, per il mese di febbraio ad un’ospite davvero speciale: Serena Zatta, ideatrice del progetto: “Ricomincio da me”, iniziativa che si rivolge a tutte le donne: da quelle che si trovano in una fascia d’età più delicata (come le adolescenti o le neo-mamme), a coloro che, nel quotidiano, hanno a che fare con una malattia tumorale.

<<Serena, quando e come ti sei avvicinata alla professione di Make-up Artist?>>

A questa professione mi sono orientata intorno ai 40 anni, quando, conseguiti i principali obiettivi di vita che mi ero prefissata (acquisto di una casa, lavoro full time) ho deciso di seguire quello che il mio cuore mi suggeriva da sempre. Mi sono così iscritta all’Italian Institute of Art and Make-up di Bologna seguendo un percorso formativo e professionale di un anno. Ci tengo a precisare che, mentre frequentavo da pendolare quelle lezioni ogni sabato, avevo in parallelo un lavoro a tempo pieno dal lunedì al venerdì. Nonostante questo, il mio entusiasmo per questo corso faceva sì che, alla sveglia nel cuore della notte di ogni venerdì (per recarmi in stazione a prendere il treno che mi avrebbe portato in Emilia) rispondessi con gioia ed eccitazione per quello che avrei imparato la mattina seguente.
In concomitanza a questo corso ho iniziato ad affiancare alcuni fotografi, impegnati in shooting di vario tipo. Queste esperienze mi permettevano infatti di mettere in pratica quanto imparavo nel corso delle lezioni di Bologna.

<<Cos’è e come nasce il progetto “Ricomincio da me”?>>

L’iniziativa ha preso il via un po’ per caso. Una mia amica, infatti, lavorava a quel tempo presso una casa-famiglia come tutor di alcuni ragazzi. Mi chiese quindi di truccare una ragazza che si trovava appunto in questa struttura e che, in futuro, avrebbe voluto diventare modella. Contribuii quindi, insieme ad alcuni fotografi, alla realizzazione del book di questa bellissima giovane donna del Ghana. La soddisfazione maggiore che ottenni fu quella di vedere la sua reazione quando, facendole vedere uno dei primi look che avevo realizzato per lei, questa quasi non si riconobbe, chiedendosi: -Sono davvero io quella ragazza così bella?- Reazione che personalmente mi spiazzò perché, ai miei occhi, lei era bellissima ed il fatto che il trucco da me realizzato le avesse consentito di notarlo, mi fece non solo sentire molto bene, ma fece anche scattare qualcosa dentro di me. Cominciai quindi a chiedermi quante donne non riuscissero a distinguere e percepire bene la propria immagine. Questa riflessione mi indirizzò così alle pazienti oncologiche.
Faccio una dovuta premessa: in un contesto di malattia, come un percorso di chemio, la realizzazione del make-up diventa ancora più difficile perché la pelle, le forme ed il viso cambiano.

La diagnosi del cancro

Un paio di anni fa, mi scontro in prima persona con la malattia. In particolare, mi viene diagnosticato un tumore: un carcinosarcoma ovarico bilaterale sieroso al quarto stadio, esteso dall’utero al cuore (della gravità del cancro vengo a conoscenza solo in seguito all’intervento). L’operazione è durata più di sette ore con la collaborazione di due equipe mediche dell’ospedale Santa Maria del Prato di Feltre. A questo è seguito il primo ciclo di chemio: il più duro con utilizzo di taxolo, responsabile della mia perdita di capelli e sopracciglia (il tipo di terapia che mi è stato proposto era ovviamente proporzionale alla gravità del mio tumore che si trovava all’ultimo stadio, il quarto per l’appunto).
I primi sei cicli di chemio sono stati molto aggressivi ed hanno avuto un impatto fortissimo sul mio fisico e sul mio aspetto e mi hanno portata a non riconoscermi più nella persona che vedevo di fronte a me allo specchio. Mi chiedevo chi fosse quell’estranea ed il rischio di perdermi e di lasciarmi andare a dolore e tristezza erano enormi (del resto mollare, lasciare andare, è più facile che lottare).
Da lì ho capito quanto il mio progetto stesse funzionando perché in me è scattata la voglia di reagire. Così, a poco a poco, ho ricominciato a truccarmi con un filo di fondotinta, un po’ di cipria sulle guance e disegnandomi le sopracciglia con la matita. Alla parrucca ho preferito i foulard, facendo sembrare questa mia decisione, agli occhi degli altri, quasi una scelta moda, piuttosto che una decisione forzata. Vestendomi colorata e abbinando un trucco curato ho ritrovato la mia immagine. Si può quasi dire che, la malattia, mi abbia permesso di trovare e perfezionare il mio stile.
Durante questo percorso volto al ritrovare me stessa, quasi istintivamente, ho iniziato ad avvicinarmi ad altre donne che si trovavano nella mia stessa situazione e le ho aiutate nel ritrovare la propria immagine offuscata: guidandole nel mettere un foulard, facendo loro vedere come eseguire un trucco volto a riprendere i lineamenti nascosti del viso ed aiutandole nella scelta dei colori più consoni alla loro palette naturale. In tema di make-up i consigli che mi vengono maggiormente richiesti sono proprio quei piccoli trucchi per coprire le occhiaie, disegnare le sopracciglia, mitigare con l’eyeliner l’assenza di ciglia e ricreare un incarnato sano.
Mi preme poi precisare che il mio supporto in ambito beauty continua, dati i rapporti personali che si vanno a creare con queste donne, anche quando finalmente vi è l’uscita dalla malattia.

L’ascolto

Il rapporto che si crea tra donne che hanno dovuto affrontare il cancro è simile a quello di una sorellanza. Nessuno riuscirà mai a capirti quanto qualcuno che si trova nella tua stessa situazione. Allo stesso tempo, però, è necessario il supporto esterno di uno specialista perché coloro che sono meno forti cercheranno, quasi scontatamente, l’appoggio di quelle più forti del gruppo che magari non hanno però le spalle per affrontare e il proprio dolore e quello delle altre. A questo giova lo specialista esterno.

Il Blog

Un anno dopo la diagnosi, ho aperto il mio blog: Stay up and make-up (link qui). Attualmente ci sono circa 12 articoli in cui, in modo ironico, racconto i miei diversi appuntamenti con il cancro (non ti nascondo che a volte il mio black humor non viene molto compreso dal pubblico, ma a me piace comunque riderci su) anche perché, al termine dei primi sei cicli di chemio, quando ho fatto la tac di controllo, ho scoperto che la malattia era tornata. Di conseguenza, ho ricominciato con altri 13 cicli di chemio affrontati a testa alta e in maniera ancora più colorata, ma che non sono stati sufficienti e che mi riportano a dover riaffrontare la malattia con un ulteriore intervento. Ti confesso che a volte mi sento come Jack in the box perché questo circo non sembra finire mai.

 

Ringraziando Serena per il tempo che ci ha dedicato, vi invitiamo a leggere il suo blog perché siamo sicure che il suo modo di scrivere e la sua naturale empatia vi conquisteranno come hanno stregato noi.

 

 

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